“vaccinarsi, con vaccini autorizzati da autorità competenti è un’atto d’amore”, queste sono le parole che Bergoglio usò durante la pandemia di Covid 19, rimbalzate su ogni giornale italiano.
La posizione della chiesa sui vaccini, se voi lo chiedete a chiunque e facendo anche una breve ricerca su google appare chiara a tutti.
Eppure si trovano informazioni quasi esclusivamente dopo che la famosa frase fu pronunciata, quasi come se i vaccini stessi e il relativo rapporto con la chiesa cattolica fossero nati a seguito della Pandemia.
La posizione della chiesa è sempre stata la stessa?
In un paese in cui le istituzioni sono perennemente genuflesse alla chiesa e i politici citano i papi nei loro discorsi la domanda risulta parecchio scomoda.
Per me si tratta di una domanda particolarmente personale, per gran parte della mia vita infatti sono stato cattolico (come molti atei) e antivaccinista.
Prima di iniziare occorre sapere che la vaccinazione jenneriana non fosse il primo sistema con cui l’uomo provò ad immunizzarsi contro il vaiolo.
La variolizzazione, importata dall’india in Europa e diffusasi tra la popolazione soprattutto nel 1700 consisteva nell’inoculazione del materiale secreto dalle pustole dei malati di vaiolo. formava una serie di pustole nel sito d’iniezione e poteva rivelarsi fatale nel 2-3% dei casi ma nei guariti si poteva sviluppare un’immunità che lo proteggesse dal vaiolo. si tratta di una riduzione del rischio di un’ordine di grandezza in media.
Sicuramente all’inizio della sua diffusione la variolizzazione o inoculazione dovette affrontare i timori che potrebbe avere la popolazione nei confronti di una pratica invasiva ma i problemi d’immagine maggiori li ebbe per colpa di un potere in declino ma ancora all’epoca molto forte in gran parte dell’Europa, la Chiesa Cattolica.
Per lunghissimi secoli detenne l’europa in una morsa oscurantista, immorale e retrograda.
il metodo scientifico stesso venne condannato nella sentenza contro Galileo del santo uffizio “…possa tener e difendere per probabile un’opinione dopo esser stata dichiarata e diffinita per contraria alla Sacra Scrittura”[1].
Quello che accadde a inizio 1700 fu una tempesta perfetta: il metodo scientifico si stava imponendo e la Chiesa non voleva mollare la sua autorità a ciò che ritene immorale, il tutto mentre un tema delicato come una nuova pratica medica capace di salvare centinaia di migliaia di vite all’anno in europa ma invasiva e innovativa doveva essere adottata anche nella popolazione contadina, ignorante e superstiziosa.
Il reverendo Edmund Massay, teologo inglese, fu un esempio di quello che al giorno d’oggi chiameremmo “guru no vax”, infatti scrisse nel 1722 un sermone dove ostacolava la variolizzazione, intitolato “la pericolosa e peccaminosa pratica dell’inoculazione”[2].
In un delirio religioso il prete si lancia in un paragone tra la vicenda bibblica delle piaghe di Giobbe mandate da Satana e la variolizzazione.
Per lui il solo atto di provare a prevenire una malattia fosse “un’operazione diabolica” e che il vaiolo fosse una punizione di Dio per i peccati dell’uomo.
invitò anche i fedeli, a lui dire quelli acculturati, a “lasciare la pratica ad atei e pagani”.
Il reverendo Theodore Delafaye è l’autore di un sermone intitolato “Inoculazione, una pratica indifendibile”[3], nel quale descrive la variolizzazione come un atto “INNATURALE” (contrario alla volontà di Dio e rimarcato in diversi punti) e inconsistente con l’umiltà che il creatore pretende dai fedeli.
Questo passaggio è interessante perché c’è una condanna alla curiosità e alla volontà umana di provare a comprendere il mondo e utilizzare le scoperte per migliorare la qualità di vita delle persone.
Per lui una persona immunizzata tramite variolizzazione era da trattare come un infedele o un ateo.
Come ciliegina sulla torta, in pieno stile dei no vax moderni (!) per dimostrare che fosse una pratica dannosa, cominciò a inventarsi false posizioni dei sostenitori della variolizzazione per poterla attaccare meglio.
È importante sottolineare come le ostilità del clero contro la variolizzazione non fossero solo un’esclusiva cattolica.
In scozia ad esempio, membri del clero protestante si opposero e utilizzarono delle argomentazioni molto simili a quelle dei cattolici.
Nel 1721 in America, il medico Zabdiel Boislon dovette affrontare la furia dei religiosi per aver cominciato a praticare con successo la variolizzazione a Boston.
Venne accusato di omicidio e avvelenamento e mano a mano le accuse e le ostilità si intensificarono.
Subì anche l’attacco mediatico di alcuni giornali locali che scrissero che lui fosse un blasfemo e che nel prevenire il vaiolo starebbe provocando Dio (o Geova) dato che a loro dire il vaiolo fosse un’opera sua.
La polizia arrivò a consigliargli di non uscire di casa la sera e addirittura qualcuno lanciò una granata dalla sua finestra che per sua fortuna non esplose perché si staccò la miccia[4].
Nonostante tutta l’opposizione religiosa che dovette affrontare a Boston nei successivi 1-2 anni vennero immunizzate circa 300 persone e 6 di queste morirono, nel frattempo il vaiolo contagiò 6000 persone di cui 850-1000 morirono[5].
Questo è forse il dato più antico sui danni dell’antivaccinismo nella storia e a causarlo fu il cristianesimo.
Nonostante la palese irrazionalità del gesto di ostacolare le immunizzazioni, gli oppositori tentarono di far espellere Boislon dalla città, fallendo.
Tra i promotori della Variolizzazione troviamo invece molti volti dell’illuminismo[6] come Voltaire, “la morte del Duca di Parma è una bella lezione sull’inoculazione, suo figlio, che aveva il “vaiolo artificiale” è vivo, il padre, che ha trascurato questa precauzione, muore nel fiore dell’età” o D’Alambert “l’inoculazione del Re e della famiglia reale, che un mese fa non ci aspettavamo, dimostra che si ascolta la ragione e che si dia sia buona speranza che buon esempio”.
Addirittura ci furono dei monarchi che appoggiavano la variolizzazione e tentarono di propagandarla[7], nel 1756, Louis Philippe I, duca di Orlèans, decise di immunizzare i suoi figli e dovette affrontare le ostilità della Chiesa, un fatto simile accadde alla famiglia degli Asburgo nel 1761.
Dopo che un’epidemia decimò la famiglia, l’Imperatrice Maria Teresa decise di far immunizzare i figli e divenne una forte sostenitrice della variolizzazione ma venne ostacolata dalla Chiesa e dai suoi fedeli (anche alcuni medici furono contrari ma non è data la motivazione).
La posizione della chiesa cattolica sulla variolizzazione non è netta: non esistono ferme condanne o approvazioni di essa per mano dei papi dell’epoca e ci furono anche esempi come l’arcivescovo del Messico che durante un’epidemia tra il 1797 e il 1798 collaborò con la sanità locale esortando i preti a convincere i parrocchiani ad immunizzarsi.
Se da una parte non si può condannare la chiesa a livello istituzionale, si può affermare con certezza che i preti e non solo quelli cattolici, furono i veri inventori dell’antivaccinismo.
Questa storia è stata quasi dimenticata nel tempo, come ad esempio gli schiavi in mano alla Chiesa. Se ad oggi la Chiesa approva le vaccinazioni e condanna la schiavitù è grazie all’illuminismo che le tolse il potere che aveva e la costrinse ad adeguarsi ad un mondo più scientifico ed etico per non sparire.
Come Padre Kayn ripete spesso: “tutti i progressi che l’umanità ha compiuto nei secoli li dobbiamo NONOSTANTE il cristianesimo” i vaccini sono uno di essi.
FONTI
[1] Condanna a Galilei, Sant’uffizio
[2] The dangerous and sinful practice of inoculation, Edmund Massay
[3] Inoculation, and indefensible practice, Theodore Delafaye
[5] storia dell’epidemia di Boston del 1721-1722
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