I modi di essere ateo sono tanti quanti il numero di persone che definendosi tali provano a chiarire a sé stessi e agli altri in cosa consista questo ateismo.
L’ateo italiano ha poi quasi sempre il problema di rapportarsi con la Chiesa cattolica per mille motivi, che vanno dall’essere circondato da amici, parenti e colleghi cattolici fino al subire in vari contesti ambientali pubblici e privati simboli, riti del cattolicesimo, per non parlare dei patetici tentativi di conversione su basi totalmente irrazionali.
La ciliegina sulla torta è la morale di origine cattolica che, con la pretesa di essere universale perché divinamente ispirata, si arroga il diritto-dovere di guidare la vita altrui.
Forse sarà questo continuo martellamento circostante con cui fare i conti quotidianamente che mi porta a sottolineare la mancanza di stima nella Chiesa cattolica, che percepisco come gerarchica, cattiva, intollerante, prepotente, arrogante. Una Chiesa in mezzo a tantissime altre, cristiane e non, perché mai dovrebbe essere quella vera? Ovviamente – dico – se mi reputassi cristiana, ma non lo sono. Anche la storia di Pietro fa acqua da tutte le parti: non si sa nemmeno se sia mai stato a Roma. Ci sono confessioni religiose peggiori ma anche migliori, per esempio la Chiesa valdese: molto molto meglio!
I libri cosiddetti sacri sono un insieme di miti, di storie talvolta cruente, talvolta in contraddizione tra loro. Un documento letterario e antropologico interessante a cui è stata assegnata un’autorevolezza in tempi lontani e privi di buoni strumenti di conoscenza; questa autorevolezza si è tramandata. Il fascino dell’antico, unito a quello per la «tradizione», contribuisce a perpetuare credenze ormai insensate. Nonostante una lettura non più letterale e revisionismi che nel corso del tempo hanno dovuto aggiustare il tiro – revisionismi all’interno della stessa Chiesa cattolica o che si sono evoluti generando, quasi mai pacificamente, altre confessioni –, questa insensatezza rimane. Ma non esiste uno straccio di prova che un qualche improbabile dio abbia ispirato quei testi, che quel Dio sia così e così e così. Nulla. Affermare «credo per fede» è come affermare «credo nonostante l’insensatezza di queste credenze».
Sono agnostica nei confronti di un qualche altro essere che però boh, rimane inconoscibile, non verificabile fino a prova contraria, ma anche ininfluente per le nostre vite, che quindi vale la pena viversi tranquillamente, senza farsi troppe seghe mentali. E senza fare del male.
Fare del male è anche indurre una persona a percepirsi sbagliata per il suo orientamento sessuale, una sorta di errore di Dio. Fare del male è non permettere a quella persona di godere della sua sessualità, data dalla Natura stessa e non scelta, non permettere che abbia una vita affettiva come l’hai tu e come l’ho io. Un Dio che volesse questo sarebbe stronzo, e meno male che non esiste. Fare del male è il solo pensare che una donna violentata debba per costrizione far nascere il frutto di quella violenza.
Violentata due volte.
Ma ci rendiamo conto dell’entità della sofferenza interiore con annessi inevitabili problemi psichici provocati sia dalla castità in una persona omosessuale sia dalla maternità non desiderata in una donna? Rinunciare a una serena vita affettiva e sessuale? Odiare quel grumo di cellule, corpo estraneo dentro di sé?
Per dire solo due delle conseguenze di quella dottrina che, appellandosi a un ipotetico ma presunto universale volere divino, pretende di farsi legge morale (e non solo).
Mi viene detto che questo Dio ama tutti. Bel modo di amare!
No, grazie.
Accoglie tutti. E se non ci accogliesse che farebbe?
Comunque io, a partire dal «trascendente o immanente», proprio boh! Agnostica sputata. E Dio abramitico bocciato, nemmeno rimandato a settembre (vedi teodicea).
Mi dicono che nei Vangeli è raccontata la «Verità». Perché? Tradizione orale prima che la mettessero nero su bianco – pensiamo al gioco del telefono senza fili –, scelta di alcuni scritti «canonici», storie assurde senza nessuna prova, manipolazioni linguistiche per cui Gesù è diventato figlio unico e via discorrendo. Ci hanno fatto tanti di quegli studi ormai, filologici, storici, perfino archeologici, che non si salva nulla.
Mi dicono degli uomini che hanno offerto la propria vita per la fede. Sono molti di più – un esercito! – quelli morti uccisi perché non avevano quella specifica fede.
Comunque, se ci fosse un popolo di fedeli che crede in tutto ciò che afferma la Chiesa cattolica, a me potrebbe anche non importare nulla. Il problema sorge quando questa Chiesa intollerante, prepotente, arrogante decide di influire sulle vite di tutti.
Qui mi scatta la rabbia, perché di fronte alle ingiustizie, fin da bambina, non sono mai stata indifferente.
Un ex sacerdote come Don Franco Barbero, di cui ho avuto modo di ascoltare recentemente un’intervista sul canale YouTube Sapiens Sapiens, mi rimane simpatico perché lo trovo più umano, più ragionevole di molti suoi ex colleghi.
E ce ne sono anche altri di preti che ho apprezzato nel corso della vita, cito tra essi don Gallo, che anni fa ho avuto l’onore di ascoltare dal vivo in una piazza fiorentina. A parte questa personale nota che fa parte del mio percorso e del mio «sentire», aggiungo che questi personaggi sono l’eccezione più che la regola. Nonostante quest’ultima considerazione, ripeto che, per quel che mi riguarda, ognuno può essere credente in cosa vuole e come vuole, purché non influisca sulla mia vita e sulla vita di chi sceglie di viverla fuori da qualsiasi credenza in esseri soprannaturali.
Io, rispetto ad altri atei che frequento, talvolta sono più accondiscendente, tollerante. C’è perfino chi lo è più di me: ad esempio il mio compagno, ateo anche lui, che scherzando, da toscanaccia, a volte chiamo «pretacchione».
Poi il dubbio si insinua in me fino a farmi dire: «Caspiterina, questo modo così irrazionale di ragionare porta guai a tutti».
Mora (follower di Illuminismo 3.0)
Una confessione intima di una persona davanti al muro italico della chiesa cristiano-cattolica questo è il testo di Mora persona che ha in se il dubbio sistemico e dunque che ha come metodo il continuo incontro con l’altro in questo caso il mondo religioso con la sua verità, il suo assoluto, il suo dogma, la sua struttura di base medioevale che si muove nel tempo mutando immagine ma non sostanza. Cercare di comprendere ma poi rifugiarsi nella ragione nel logos della rivoluzione greca che sottrae al mistero il suo fascino e porta tutto al fenomeno cioè a ciò che accade nel reale. Ottimo scritto di un duello intellettuale che tanti fanno ma che pochi lo esplicitano
Sono pienamente d’accordo con queste considerazioni. Tutte le teologie e “sacre scritture” sono dei costrutti mitici, gli studi intellettualmente onesti lo evidenziano. Le fedi indicano delle manipolazioni subìte, non sono valori. Lo dico per esperienza diretta.